La Storia

La formazione del 1931/32

La Storia del Cosenza Calcio

Le origini del Cosenza Calcio risalgono al lontano 1914, anno in cui la squadra silana cominciò a calcare i campi di calcio sotto il nome di "Società Sportiva Fortitudo".

Allora si giocava su uno spiazzo in pendenza della vecchia Piazza d'Armi. E proprio su quel verde pendìo il 23 febbraio 1914 si disputò la prima gara ufficiale di calcio, tra il Cosenza (denominato Fortitudo) ed il Catanzaro. Le squadre scesero in campo nelle seguenti formazioni:

Cosenza : Cesario, Candelise, Muto, Laudonio, Raimondi, De Raho I, Campana, Pugliese, Storti, Naccarati, De Raho II.

Catanzaro: Ventura, Arccieri, Meranda, Zappia, Cilento, Sabbia, Piacenza, Proto, Parisi, Paoletti, Le Pera.

Arbitro: Alberto Bedarita.

Risultato: 1 - 1

Da li a qualche anno, il nome del sodalizio rossoblu cominciò a subire una serie di trasformazioni diventando dapprima "Dopolavoro FFSS Cosenza" e quindi, intorno agli anni venti "Calcio Cosenza".

L’attività della formazione cosentina era allora limitata alle sole partite amichevoli, a qualche torneo regionale, che i "lupi" assolvevano con grande impegno ed anche con ottimi risultati, a qualche gara con rappresentative militari, che in quel tempo erano abbastanza organizzate. Inoltre, nel lontano 1929-30, iniziarono i primi derbies con i cugini della Reggina.

Nel 1930, sotto la Presidenza onoraria dell’Avvocato Tommaso Arnone, la ragione sociale cambiò ancora in "Cosenza Sport Club". Fu sotto quel nome che la squadra cominciò a disputare i primi veri campionati. Si succedettero ben presto alla presidenza l’Avvocato Corigliano ed il Barone Campagna (due tra i maggiori artefici della costituzione del nuovo Cosenza) e fu in quel periodo che la squadra partecipò al campionato di IIª divisione e quindi a quello di Iª (pari alla C attuale), nell’anteguerra.

Nella stagione 1930-31, il Cosenza fu ammesso al Campionato di Prima Divisione. Vi partecipavano 12 squadre, tra cui il Savoia di Torre Annunziata, il Catania, il Messina e la Salernitana. Il Cosenza schierò una formazione prettamente locale, sebbene rinforzata dall'innesto del centromediano Luigi Cava, proveniente da Genova. Il risultato fu onorevole, ma non tale da appagare le crescenti aspirazioni dei sempre più numerosi tifosi.

L'anno successivo, il Presidente avv. Tommaso Corigliano allestì una formazione di primo piano, ingaggiando giocatori provenienti dal nord ed affidando la guida tecnica al romano Angelo Benincasa. La squadrà esordì con un clamoroso 7-2 ai danni del Molfetta ed i cosentini gioirono delle prodezze dei vari Forotti, Staccione, Masi, Gallina, Perazzi, Briano e Vaj.

Il 28 ottobre 1931, con una gara amichevole (vinta per 2-1) contro una "mista" del Napoli fu inaugurato il Campo Sportivo "Città di Cosenza" che, dopo vari anni, assunse il nome di "Emilio Morrone", un giovane cosentino caduto, per un incidente di gioco, durante una gara.

Nel 1932-33, sotto la guida di Balacics, la squadra rafforzata con Fenili, Pampaloni, De Martino, Mortarotti e Fiammengo, disputò un brillante campionato conquistando il terzo posto.

Dopo una stagione interlocutoria, nel 1935-36 il Cosenza fu ammesso alla disputa del torneo di Divisione Nazionale C, girone D, di nuova istituzione, insieme a Cagliari, Piombino, Pescara, Perugia, Salernitana, Catanzaro, ed altre.

Allenatore fu il carpigiano Afro De Pietri, già centromediano del Modena. La formazione base comprendeva, tra gli altri, Silingardi, Nicolini, Bonometti, De Martino, Poli, Fonovich, Ottavi, Massimilla, Guerini, Bradaschia, Gay e Bergonzino. La squadra non rese secondo le aspettative, ma ebbero modo di formarsi due giovanissimi - Silingardi e Bergonzino - che, dopo qualche tempo, furono lanciati in serie A.

Negli anni successivi la squadra fu ulteriormente potenziata, schierando un attacco mitraglia: Bertozzi, Frione I, Lodi, Corsanini e Bergonzino. In quegli anni, appena sedicenne, debuttò in prima squadra il mediano Francesco Del Morgine, un'autentica bandiera rossoblù.

Ma una crisi finanziaria fece crollare le speranze, il presidente ing. Battista Santoro si dimise ed il rag. Giuseppe Carci, allora segretario, divenne il factotum della Società, sempre alla ricerca di improbabili mecenati e costantemente assillato dai crediti vantati da giocatori e fornitori. Tuttavia, la bandiera rossoblù non venne mai ammainata e questo è certo titolo di grande merito per Giuseppe Carci, che seppe trarsi d'impaccio nelle situazioni più difficili, assicurando la sopravvivenza al sodalizio silano. A partire dalla stagione 1937-38 vi fu l'avvento del presidente, barone Carlo Campagna e dei tecnici stranieri Chrappan, Vanicksek e Hansel.

E' il periodo in cui si misero in mostra numerosi giovani cosentini: ai vari Mollo, Pellicore, Feraco, Massimilla, Gualtieri, Zuccaro, Gisberti e Del Morgine, già lanciati, seguirono Mari, Lorenzon, Pulci, Trombino, Pucci, La Viola, Maggi, Leonetti, Alò e Bruno, a conferma della capacità dei giovani calabresi di riuscire nello sport calcistico, senza dimenticare Pavesi, i fratelli Rizzo, Guarino, Biase, Trocini ed altri che seguirono.

Nel 1942-43 la guerra era imminente e la squadra, rafforzata da molti militari (si ricordano il terzino Beolchi, la mezzala Collimedaglia, il portiere Galliani), raggiunse il terzo posto e, nel girone di ritorno, non conobbe alcuna sconfitta.

Nel dopoguerra, la ripresa dell'attività sportiva avvenne sul Campo Militare di Via Roma e solo dopo alcuni anni il "Città di Cosenza" tornò alla sua originaria destinazione.

(Una foto della formazione del 46/47 all'E. Morrone)

Nel 1945-46, allenatore Renato Vignolini, presidente il compianto Mario Morelli, il Cosenza fu promosso in serie B. Giunse, così, a Cosenza Attilio Demaria, ex nazionale, che rinnovò i fasti di Otto Chrappan promuovendo un'intesa attività sui giovani. Nacquero i Bois Demaria, ammessi alle finali nazionali di categoria. La composizione troppo eterogena della formazione non giovò al buon andamento della compagine, che ebbe scarsa fortuna, e dopo due anni ripiombò in serie C. Tuttavia, un altro giovane, Alberto Delfrati, prelevato dai rincalzi del Legnano, fu avviato alla massima divisione.

Nel 1949-50, auspice Vittorio Mosele, il Cosenza ha la grande occasione per rientrare nel calcio che conta. In un'annata improvvisata, i "lupi" riuscirono sorprendentemente a finire in testa alla classifica, alla pari con il Messina. La squadra era così composta: Gisberti, Martini, Campana, Ferrara, Manfredini, Bacillieri; Begnini, Leonetti, Musci, Zaro, Pollak.

Nello spareggio disputato a Salerno, il risultato, pur dopo i tempi supplementari, fu di 1-1. Ma, nell'altro incontro, giocato a Como, i biancoscudati si affermarono per 6-1, guadagnando la cadetteria. Scoppiò la bomba del tentativo di corruzione, consumato sul campo, ai danni dell'onestissimo portiere rossoblù Gisberti. Vi fu la denunzia e la Lega Nazionale accolse il reclamo del Cosenza ufficializzando la promozione dei silani. Ma il Messina adì la CAF e, a pochi giorni dall'inizio del campionato, a calendario già pubblicato, i giudici riformarono la prima decisione ed assegnarono la serie B al Messina.

Cominciò, così, una lunga via crucis alla ricerca della cadetteria. La presidenza fu assunta da Biagio Lecce e, successivamente dal comm. Carlo Leonetti. L'ingaggio del centravanti alessandrino Carlo Stradella assicurò una messa di reti, ma il campionato non si vinse e l'anno successivo, per la riforma dei campionati, il Cosenza fu retrocesso in IVª Serie.

Seguirono anni bui durante i quali si avvicendarono molti allenatori: Piccaluga, Kutik, Lamberti, Andreis, Piacentini, ma i successi stentarono ad arrivare. Frattanto alla presidenza silana tornò alla ribalta il compianto Salvatore Perugini, già segretario del sodalizio rossoblù negli anni '30. Il suo entusiasmo ed il suo attaccamento alla squadra compirono il miracolo.

Nel 1957-58 il Cosenza ottenne la vittoria del girone d'Eccellenza di IVª Serie e conquistò il titolo di Campione d'Italia, ex equo col Mantova e lo Spezia. Nella stagione successiva (1958-59) il Cosenza fu bruciato, sul filo di lana, dal Catanzaro terminando al secondo posto e stessa sorte fu riservata nel campionato 1959-60 quando dopo un lungo dominio in vetta alla classifica, i rossoblù si arresero nelle ultime partite al Foggia.

Dopo la tragica scomparsa del Presidente Perugini, ritroviamo il comm. Biagio Lecce al vertice della Società. La squadra, affidata alle cure di Julius Zsengeller, fu potenziata con alcuni giovanissimi, come il cosentino Francesco Rizzo e lo stabiese Giuseppe Gallo, che presto mobilitarano gli osservatori di tutta Italia (finendo, poi, entrambi al Milan per merito di Gipo Viani). Il campionato del Cosenza fu un'autentica cavalcata e solo il Trapani seppe tenere il passo dei lupi, cedendo in dirittura d'arrivo. Al termine della stagione 1960-61 il Cosenza è promosso in serie B.

La formazione artefice dello storico successo era la seguente: Sartori, Follador, Orlando (Trocini), Dalla Pietra (Lugli), Delfino, Federici; Gallo, Rizzo, Lenzi, Ardit, Costa (Joan).

La permanenza in cadetteria si rivelò subito difficile: un arbitraggio infelice determinò incidenti nella gara col Modena, con conseguente pesante squalifica del campo. A Zsengeller subentrò Todeschini e giunse una sofferta salvezza.

Nella stagione successiva, la squadra fu completata con l'ingaggio di Ravera, Baston, Fontana, Marmiroli e Thermes, ma riuscì ad evitare la retrocessione solo perchè il Novara venne penalizzato di 10 punti e retrocesso all'ultimo posto della classifica per illecito sportivo. La retrocessione della stagione 1963-64 segnò la fine di un ciclo e la squadra venne, quasi totalmente rifondata. Dal 1964-65 il Cosenza, che intanto è divenuto Associazione Sportiva Cosenza, gioca nel nuovo stadio "San Vito", inaugurato il 4 ottobre 1964 in occasione di Cosenza-Pescara, terminata sul punteggio di 2-1con reti di Ciabattari e Campanini.

Fallito l'immediato ritorno in serie B nel 1965, ad opera di una Reggina corsara, che espugnò quell'anno Cosenza in una partita decisiva ed ancora nel 1966, beffata sul traguardo dalla Salernitana, la squadra rossoblù per alcuni decenni non riuscì più a riemergere.

Seguirono alcune stagioni "anonime" nelle quali il Cosenza stazionò nelle posizioni intermedie della graduatoria e nel campionato 1969-70 la delusione degli sportivi sfociò in un grave episodio di intollerenza che vide sfortunato protagonista il signor Calì di Roma, arbitro di Cosenza-Internapoli. Lo stadio "San Vito" venne squalificato e la squadra abbandonata al suo destino.

Il Cosenza riparte da Giusto Lodi, capitano di lungo corso, autentico pilastro della formazione rossoblù, mentre presidente è Mario Guido. La crisi societaria diventa sempre più grave, il fallimento è alle porte e l'amara retrocessione in serie D della stagione 1973-74 sembra segnare l'epilogo della gloriosa storia rossoblù.

Il campionato 1974-75 inizia nel caos più assoluto. La panchina di Emilio Zanotti è precaria e instabile, ma la grande passione di un manipolo di sostenitori sapranno trasformare quel campionato in una stagione trionfale. Con l'incredibile record di 17 successi interni su altrettanti incontri disputati, il Cosenza sbaraglia la concorrenza stravincendo il campionato con 7 punti di vantaggio sull'accoppiata composta da Vittoria e Nuova Igea.

Protagonisti di quel campionato sono: Evangelista, Sdrigotti, Bompani (Pavoni), Pasquino, Iazzolino, Codognato; Rigoni, Canetti, Villa (Losio), Pantani, Vivarelli (Lualdi).

Il ritorno in serie C non sarà fortunato. Gli umori della folla non sono più gli stessi e le continue disillusioni generano l'ennesimo episodio deprecabile. Il 27 marzo 1977 in occasione dell'incontro Cosenza-Paganese, il Signor Sancini di Bologna ed i suoi collaboratori sono letteralmente linciati ed i tifosi rossoblù saranno costretti a peregrinare lontani dal "San Vito" per un anno e mezzo.

Per la riforma dei campionati, la stagione 1978-79 vede il Cosenza in serie C2. La presidenza è assunta da Osvaldo Siciliano che ha propositi di rilancio, ma il campionato sarà vinto dai "cugini" del Rende, gettando altro fango sui tifosi silani.

Nel 1979-80 Nedo Sonetti riporta il Cosenza in serie C1 lanciando "motorino" Perrotta ed inventando l'impenetrabile coppia centrale Rocco-Reggiani. La formazione titolare era la seguente:

Lattuada, Capiluongo (Tortelli), D'Astoli, Ranieri, Rocco, Reggiani; Rappa (Berardi), Missiroli (Liguori), Perrotta, Tucci, De Chiara (Labellarte).

Seguono la balorda retrocessione targata Pietro Fontana e la successiva promozione firmata da Renzo Aldi. La formazione tipo della stagione 1981-82 era la seguente: Ciaramitaro, Bagnato, Della Volpe (Tosi), Aita, Rizzo A., D'Astoli; Rizzo R., Donetti, Crispino, Luperto, Renzetti (Palazzotto).

Il sodalizio rossoblù è al suo momento di svolta. Per iniziativa di Vincenzo Morelli e dell'assessore allo sport Mario Romano, il Cosenza viene organizzato in forma di Società per Azioni. Sulla panchina del Cosenza si susseguono i vari Mujesan, De Petrillo, Ghio e Montefusco. In questi anni si affaccia all'orizzonte Gigi Marulla, il più rappresentativo calciatore della storia del Cosenza, primatista di presenza e marcatore principe di tutti i tempi.

Vestono la maglia rossoblù calciatori dal passato glorioso e giovani promesse, ricordiamo: Silipo, Longobucco, Petrella, Morra, Tripepi, Truddaiu, Fucina, Lombardi, Frigerio, Marino e Nicolucci. L'esonero di Francesco Liguori, durante la stagione 1987-87, segna l'arrivo a Cosenza del "seminatore d'oro" Gianni Di Marzio, che legherà il suo nome in modo indelebile alla storia del Cosenza Calcio.

Dopo aver conseguito il piazzamento utile per la disputa della Coppa Italia Professionisti (1986-87), il vulcanico Gianni sarà il condottiero della straordinaria promozione in serie B, attesa per ben 24 anni. Le indimenticabili trasferte di Fancavilla e di Monopoli sono nel cuore di ogni tifoso rossoblù. Cosenza è letteralmente impazzita: un fiume di colori rossoblù scaccia un incubo durato un quarto di secolo. "Mai più prigionieri di un sogno": è questo il più significativo slogan di una città intera.

La squadra protagonista della splendida cavalcata era la seguente: Simoni, Marino, Giansanti (Lombardo), Castagnini, Schio, Giovanelli, Galeazzi, Bergamini (Maniero), Lucchetti, Urban (De Rosa), Padovano. La presidenza dell'avvocato Carratelli lascia posto a quella di Antonio Serra e, successivamente, a Bonaventura Lamacchia.

Le ultime stagioni di serie B appartengono alla storia più recente. Il Cosenza disputa con onore e dignità ben nove campionati consecutivi di cadetteria. Le tragedie delle morti di Donato Bergamini e Massimiliano Catena scandiscono i tempi di un decennio ricco di contraddizioni. La brillante stagione di Bruno Giorgi (1988-89) s'intreccia con il drammatico spareggio salvezza di Pescara, caratterizzato dal volo di Gigi Marulla a gonfiare la rete della Salernitana.

La cavalcata di Edy Reja (1991-92) e dell'accoppiata spettacolo Biagioni-Compagno si confonde con i due campionati firmati Fausto Silipo, che hanno visto protagonisti i vari Balleri, Bia, Monza, Statuto, Coppola, Catanese e Maiellaro. E poi la penalizzazione di nove punti, superata di slancio dal Cosenza del grande Alberto Zaccheroni (1994-95), con Zunico e De Paola ad orchestrare la difesa ed il silenzioso bomber Marco Negri, puntuale ad infilare il portiere avversario.

Ed ancora la serie B di Bortolo Mutti (1995-96) e di Lucarelli e Gioacchini. Da alcuni anni il Cosenza è guidato dal passionale Paolo Fabiano Pagliuso. La sfortunata retrocessione della stagione 1996-97 è stata prontamente riscattata dall'immediata promozione nella stagione successiva 1997/98 con una lunga cavalcata che ha visto il Cosenza sempre in testa al campionato. Ai vari Alessio, Miceli, Ziliani e Napolitano hanno fatto seguito i Margiotta, Soviero, Moscardi, Riccio e Tatti.

Una salvezza stentata nella stagine 1998/99 pervenuta nell'ultima giornata. Eppure l'inizio di campionato, guidato sempre da Sonzogni che l'anno prima aveva stravinto il campionato di C1, aveva fatto sperare in qualcosa di grande. Poi durante il campionato esonero dello stesso Sonzogni per uno statico De Vecchi. Colpo di coda nel finale con il ritorno di Sonzogni a salvare la squadra rossoblu'.

Ancora altri campioni vestiranno la casacca rossoblù e la storia continuerà a ripetersi. Finchè avremo la goia di gridare forza lupi, la bandiera del Cosenza continuerà a sventolare.



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